Hobbit, maghi e troni di spade: tradurre fantasy con Valentina Daniele

In una caverna scavata nella terra, al di là del vasto oceano, viveva una tradutthobbit espatriata. Nella sua tana piuttosto caotica, piena di tazze sporche, quaderni, appunti, libri e dizionari, traduceva per qualche committente qua e là, nella vasta Terra di Mezzo, ma raramente osava avventurarsi nello spaventoso mondo esterno, fatto di altre creature in carne ed ossa. Un giorno le giunse voce che una maga della parola tradotta, profonda conoscitrice di mondi fantastici ed esperta di serie di eventi più o meno sfortunati, avrebbe tenuto una lezione nella Contea, in una contrada remota nei pressi di una torre piuttosto unica nel suo genere: inclinazione singolare, tante finestrelle senza vetri e, soprattutto, nessun drago a farle la guardia. La tradutthobbit raccolse il suo coraggio e, sul dorso di una delle Grandi Aquile, si recò ad assistere all’evento.

fiume pisa
Pisa quasi al tramonto (la torre sarebbe stata troppo banale)

Come forse avrete intuito, la maga delle parole in questione è la bravissima e simpaticissima Valentina Daniele che sabato scorso a Pisa ha tenuto un workshop sulla traduzione di opere fantasy, gentilmente organizzato da STL Formazione. Il corso è stato molto formativo, informativo, interattivo, ben strutturato, ben bilanciato tra teoria e pratica e ben organizzato dallo staff. La mattina è stata dedicata all’analisi teorica della letteratura di genere per bambini e ragazzi (ma non solo), le sue tendenze editoriali e questioni spinose, coadiuvata da esempi concreti tratti soprattutto dalle opere di Tolkien (Lo hobbit e Il Signore degli Anelli), dalle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e dalla saga di Harry Potter. Il pomeriggio ha visto protagonisti noi partecipanti, alle prese con la sfilza di nomi magici di Diana Wynne Jones, l’umorismo pungente di Terry Pratchett e le rime di Colin Meloy.

Valentina, dall’alto della sua esperienza, ci ha svelato qualche trucco e curiosità e ha condiviso con noi alcune riflessioni sul ruolo del genere fantasy nella letteratura e nell’editoria italiana. Non “spoilererò” tutto, mi limiterò invece a citare alcune perle di saggezza che io ho trovato molto utili e che spero vi incuriosiranno abbastanza da decidere di seguire qualche corso di Valentina in futuro 😉

Ecco il mio personalissimo ennalogo:

#1 Tradurre per bambini e ragazzi è più difficile di quanto si pensi. Ogni fascia d’età ha le proprie specificità e, soprattutto il proprio linguaggio. Il modo di parlare dei ragazzini è fortemente connotato da regionalismi, nonché in costante evoluzione.
[Nota personale: Mai affermazione fu più vera. Per me, che torno a casa dal Canada circa una volta all’anno, sentir parlare ragazzini di 12-14 anni equivale ad entrare in una spirale di pensieri paranoici senza via d’uscita,  del tipo “oddio che vuol dire ‘sei stata rectata‘? Ecco, non capisco più la mia lingua. Sono stata via troppo tempo. E adesso come faccio a tradurre se non capisco più la mia lingua? La mia carriera è finita ancora prima di iniziare veramente, è una tragedia. Sarà meglio iniziare a mandare curriculum a tutti gli Starbucks di Vancouver. Mi toccherà preparare frappuccini per tutta la vita. Ah, che esistenza grama. E comunque, sul serio, che vuol dire ‘sei stata rectata‘?”]

#2 Il traduttore di fantasy deve avere orecchio per il ritmo della narrazione, deve essere in grado di tradurre rime, nomi parlanti, di mantenere acronimi dove vanno mantenuti e tradurli dove vanno tradotti.
[Magari il periodare non sarà impegnativo come l’Ulisse di Joyce, ma il genere presenta le sue difficoltà e non va sminuito]

#3 NON semplificare. Tradurre narrativa per bambini o ragazzi non autorizza a semplificare troppo i testi. Se c’è una parola difficile nel testo, va lasciata. I bambini sono in grado di capire o di cercare sul vocabolario ciò che non capiscono.
[Va bene che in Italia c’è questa sindrome della mamma chioccia che tende ad accudire i figli finché morte non li separi e a proteggerli dal mondo crudele là fuori dove devono lavarsi le mutande e prepararsi da mangiare da soli, però una parola difficile in un libro non mi sembra niente di catastrofico. O perlomeno nulla che un buon dizionario non possa risolvere. Il massimo rischio che si corre è quello di imparare una parola nuova, che male non fa, anzi…]

#4 Classici non si nasce, si diventa (se così desidera la casa editrice). Un classico è da ritenersi tale quando ne esce un’edizione tascabile e si rimette mano alla traduzione con risultati più o meno soddisfacenti (a seconda dei punti di vista).

#5 I NOMI PARLANTI!! I nomi parlanti meriterebbero un post a sé. Diciamo che, in linea generale, se “parlano” vanno localizzati, possibilmente senza inserire Pecore Nere al posto di corvi. [Che poi, tra l’altro, io ce l’avevo il diario della Pecora Nera in terza elementare e a tutto mi faceva pensare tranne che a un animale meritevole di trovarsi sullo stemma di una casa di Hogwarts]

#6 Il buon J.R.R. Tolkien voleva che Il Signore degli Anelli fosse una simpatica favola per bambini, familiare al lettore e con tutti i nomi localizzati, ma la sua volontà, ahimè, è stata presto ignorata. [E meno male, aggiungerei, perché non so se mi sarei appassionata alla storia di Frodo Borsi, marchigiano verace]

#7 Bisogna puntare i piedi e “litigare” con gli editori! Alla fine della fiera, l’ultima parola spetta sempre all’editore, ma in quanto traduttori abbiamo il diritto/dovere di far sentire la nostra voce e di giustificare e difendere le nostre scelte, per evitare che venga pubblicato a nostro nome un lavoro in cui non ci riconosciamo.

#8 Essere fan del genere letterario che si traduce è utile, ma non deve interferire con il nostro lavoro di traduzione. Il traduttore e il fan devono dialogare, il secondo non può prendere il sopravvento sul primo. [Quindi no, se quel burlone di George Martin decide che Jon Snow è morto morto, noi non possiamo farlo resuscitare]

#9 La traduzione non deve essere in conflitto con le illustrazioni del testo originale, se presenti. [Per intenderci, se lo stemma araldico della casata del nobil Pietro Tornindietro è una zucchina lessa color celestino rosa pallido, nella traduzione non può diventare una patatina fritta arancione]

foto di gruppo
Foto di gruppo con Valentina, photo credit: Sabrina Tursi – STL Formazione

Dopo 7 ore intense ed avvincenti di workshop, mi sono portata casa molti spunti di riflessione, nuova motivazione e la consapevolezza di quanta strada ci sia ancora da fare per raggiungere i miei obiettivi. La via verso il Monte Fato è impervia per tutti i piccoli tradutthobbit che si affacciano su questo mondo, la notte è scura e piena di terrori, ma

dumbledore silente translation

Grazie Valentina per aver acceso la luce. 🙂

2 thoughts on “Hobbit, maghi e troni di spade: tradurre fantasy con Valentina Daniele

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